I principali problemi legati all’esportazione dei prodotti

Molte aziende legate al settore della cosmesi decidono di esportare i propri prodotti. Quali sono i problemi che si riscontrano nell’inserirsi in un nuovo mercato e come prepararsi per affrontarli al meglio?

Esportare i propri prodotti: le insidie lungo il percorso

Diverse aziende decidono di esportare i propri prodotti, forti del Made in Italy come sinonimo di eccellenza e qualità, riconosciuto in tutto il mondo. Per chi decide di esportare, è importante conoscere tutta una serie di problematiche che potrebbero verificarsi. La scelta di affacciarsi su un altro mercato, infatti, è un percorso sul quale è necessario informarsi prima di agire, per evitare il rischio di risultare impreparati. Molti imprenditori credono che l’esportazione dei prodotti italiani sia un processo semplice e privo di particolari insidie. In realtà, bisogna tenere sotto controllo svariati aspetti, affinché un’operazione così delicata abbia successo.

La tutela del marchio per l’esportazione dei prodotti

Per un’azienda è fondamentale investire nella tutela del proprio brand e nel marchio identificativo dei suoi prodotti più significativi, anche qualora decidesse di non esportare. Questo aspetto assume un ruolo ancora più cruciale nel momento in cui l’azienda decide di esportare i propri prodotti. Spesso nel settore della cosmesi, soprattutto legata a sostenibilità ambientale e dermo-compatibilità, i nomi scelti per identificare i propri marchio e prodotti sono piuttosto comuni; le micro e piccole imprese, che sottovalutano questo aspetto, rischiano di incappare in avviamenti di business tormentati e segnati da pesanti danni economici.

La corretta comunicazione per l’esportazione dei prodotti

Una riflessione da fare quando si decide di espandere il proprio business all’estero riguarda l’aspetto centrale della comunicazione. All’estero, infatti, la lingua in uso non è l’italiano; inoltre, esistono dettami normativi specifici con i quali misurarsi e i costi doganali possono incidere sul prezzo del prodotto.

Le piccole aziende sono spesso convinte che, per vendere nell’Unione Europea, sia sufficiente che il packaging sia tradotto in lingua inglese. Niente di più sbagliato. Per ciò che concerne la scelta della lingua nell’ambito della cosmesi, infatti, il Regolamento (CE) 1223/2009 prevede che la funzione del prodotto e le eventuali precauzioni particolari siano indicate nella lingua dello Stato membro nel quale viene introdotto il prodotto cosmetico.

Quest’obbligo non va preso alla leggera e, nel caso in cui non si conosca in modo fluente la lingua, è opportuno affidarsi a traduttori professionisti, preferibilmente madrelingua, in grado di tradurre in modo corretto e puntuale (e non a dei siti di traduzione online). Da dove iniziare? Il primo passo consiste nello scegliere il mercato estero nel quale convogliare le attenzioni, per poter quindi sviluppare la vendita dei propri prodotti.

Questa scelta è collegata a una solida strategia messa in atto dall’azienda, e che è frutto di un’approfondita analisi, che include la tipologia di prodotto che si desidera immettere sul mercato. Inserirsi in un mercato estero significa anche negoziare in una lingua diversa dall’italiano. Le forme contrattuali possono concretizzarsi in scambi di email, accordi verbali, stipulazione di contratti scritti, che vanno redatti in modo appropriato dal punto di vista legale e formale.

Sebbene il contratto scritto non sia obbligatorio, è consigliabile utilizzarlo come strumento di tutela preventiva, soprattutto nel caso in cui le parti siano di nazionalità diversa. Qualora dovessero sorgere controversie con l’acquirente e si debba ricorrere alle vie legali, sarebbe opportuno avere un contratto che spieghi in modo chiaro l’oggetto e le volontà di entrambe le parti al momento della sottoscrizione.

In fase di esportazione dei prodotti cosmetici al di fuori dell’Unione europea, potrebbe essere richiesto il “Certificato di libera vendita” (CLV) nel quale si dichiara che, i prodotti cosmetici oggetto del CLV possono essere venduti liberamente in Italia. È rilasciato dal Ministero della Salute su richiesta dell’azienda esportatrice. Per conoscere la procedura e cosa serve per richiederlo clicca qui.

Esportazione dei prodotti: errori da non commettere

Evita di stipulare contratti fai da te. Non scaricare format dal web e non modificarli senza avere competenze legali. Segui con attenzione i delicati passaggi legati alla vendita. All’estero, infatti, il pagamento non mette fine alla vendita, che si conclude quando termina il periodo di garanzia. Gestire contestazioni (relative a prodotto, trasporto, packaging, tempi di consegna, ecc.) sollevate da un cliente all’estero può costare davvero caro; per questo, è necessario disciplinare in modo equilibrato il contratto prima di procedere. L’esportazione dei prodotti è una grande opportunità per le micro e piccole aziende legate al settore della cosmesi. Questo perché non è necessario avere una grande struttura per potersi affacciare su un altro mercato. Come per tutte le attività, è però importante:

  • delineare una strategia solida, declinata in obiettivi da raggiungere;
  • eseguire una scrupolosa analisi dei rischi da gestire;
  • scegliere partner con esperienza.

Nel ruolo di Temporary General Manager, mi sono confrontata con realtà molto internazionalizzate, gestendo filiali commerciali estere e joint venture con partner orientali, russi e sud-americani. Queste esperienze, mi hanno insegnato che misurarsi con l’esportazione dei prodotti e con l’internazionalizzazione in genere, significa in primis tener conto di normative (oltre che di cultura e prassi commerciali) spesso diverse dalle nostre.

Improvvisare in questi ambiti, anziché seguire una logica ponderata rispetto a degli obiettivi identificati, genera molti sprechi che rischiano di materializzarsi in:

  • perdita di grandi opportunità (e con grandi intendo anche enormi) oppure
  • spese salienti e grattacapi pesanti per aver sottovalutato aspetti legali, fiscali, doganali, etc.

Sta quindi alla responsabilità degli imprenditori prenderne atto e organizzarsi di conseguenza.

Pensi che il mio supporto, in qualità di temporary general manager, possa essere utile alla tua impresa?

Contattami per fissare un colloquio conoscitivo: se posso ti aiuterò volentieri!

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